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Le fasi del ciclo di vita dell’impresa
Il mercato è un’entità dinamica in continua evoluzione. Ciò impone alle imprese uno sviluppo costante delle strutture organizzative, dei processi di business e delle attività di gestione.
Spesso i cambiamenti si inseriscono in maniera inaspettata nel normale sviluppo di un’impresa, può succedere ad esempio per l’introduzione di una nuova valuta così come è successo con l’introduzione dell’Euro, per la perdita di un cliente importante che rappresenta una quota importante del fatturato, per la forte variabilità dei prezzi d’acquisto o per le dinamiche dell’economia globale.
Però tra i tanti, ci sono anche eventi che sono più prevedibili come ad esempio la necessità di accesso ai finanziamenti o l’apertura all’internazionalizzazione per migliorare le performance del proprio business o per la successione generazionale alla guida dell’impresa.
Nel tempo, quindi, l’impresa cambia e il suo sviluppo è contrassegnato dal susseguirsi di più fasi che nel loro insieme ne descrivono il ciclo di vita.
Eccole:
- Fondazione
- Crescita
- Maturazione
In questo modello, il fenomeno dello sviluppo aziendale viene osservato secondo tre dimensioni:
- quantitativa, ossia in termini di maggior fatturato, di un numero maggiore di clienti, di più prodotti,
- qualitativa, in termini di fatturato costante, di soddisfazione dei clienti, dell’affermazione dei prodotti,
- organizzativa, in termini di capacità del sistema organizzativo a sostenere gli obiettivi aziendali.
Anche se con diverse sfumature, da questa osservazione emergono gli elementi che contraddistinguono ogni singola fase del ciclo di vita, comuni a gran parte delle imprese di piccole dimensioni che per una serie di condizioni favorevoli evolvono in imprese di medie e, in alcuni casi, di grandi dimensioni.
Tuttavia questo modello, ma con un diversa lettura del fenomeno, può essere applicato anche alle imprese già progettate con una struttura di media e grande dimensione sin dal momento della loro fondazione.
La fase della fondazione dell’impresa
Comprende tutte le attività necessarie alla valutazione dell’idea imprenditoriale e alla creazione dell’impresa dal punto di vista formale.
Si parte con la stesura del business plan e la sua condivisione da parte dei potenziali investitori e partner.
La neo impresa reperisce le risorse finanziarie, umane e tecniche per dar luogo alla sua vita.
Spesso, in questa fase, i fondatori dell’impresa si concentrano maggiormente sugli aspetti tecnici o sui prodotti.
Investono molte energie sulla produzione e sulla vendita, e affidano le dinamiche organizzative all’autoregolamentazione interna trascurando di introdurre i meccanismi operativi e cioè i principi, le metodologie, le procedure e più in generale le regole che sono alla base del corretto funzionamento dell’organizzazione.
Questa fase è caratterizzata da lunghi orari di lavoro a fronte di salari moderati, da un’intensa comunicazione tra tutti gli addetti ai lavori a tutti i livelli.
Le reazioni del mercato e il comportamento dei clienti influenzano le motivazioni e le decisioni dei fondatori.
La fase della crescita dell’impresa
È la fase in cui l’impresa si concentra sull’avvio del proprio sviluppo.
La crescita è graduale e ha inizio con la partenza dell’attività aziendale e termina con l’inizio di uno sviluppo costante.
Questo intervallo si identifica generalmente tra il secondo e il quinto anno di vita.
È un periodo caratterizzato da un forte impegno dei fondatori nel perseguire l’efficienza dei processi tecnici e la propria affermazione nei mercati occupati da altri competitor trascurando la penetrazione dei mercati esistenti o la ricerca di nuovi mercati.
Generalmente, questa fase si contraddistingue per un aumento della domanda e delle vendite ma, allo stesso tempo, per un aumento dei costi del personale, del miglioramento tecnologico e del marketing, e non sempre ad un incremento del fatturato corrisponde un incremento del profitto.
La fase della maturazione dell’impresa
Ormai l’impresa è in piena attività e, seppur in costante evoluzione, le esigenze dei clienti vengono sempre soddisfatte attraverso processi tecnici sempre più efficienti.
Ciò determina una tranquillità nell’attività quotidiana che porta ad adagiarsi sui risultati conseguiti favorendo così il degrado dell’incisività delle azioni aziendali.
Con i processi oramai consolidati rallenta anche la spinta verso il miglioramento continuo, iniziano a sorgere i conflitti interni e i vari problemi di gestione e cala l’attenzione verso il cliente e i suoi bisogni.
Nel frattempo nel mercato il livello di competizione si è innalzato e l’immobilismo dell’impresa ha generato una certa indifferenza dei clienti verso i prodotti e servizi offerti che vengono evidenziati dai risultati d’esercizio.
L’entusiasmo che ha caratterizzato la fase iniziale diminuisce, i costi di gestione aumentano, il fatturato non cresce e le attività marketing senza il dovuto sostegno finanziario passano in secondo piano.
Si inizia a navigare a vista focalizzando l’attenzione solo verso i risultati di breve periodo.
Come riconoscere la fase del declino dell’impresa
Tra quelle appena descritte, quella più critica è sicuramente la fase della maturazione.
È proprio in questa fase che si manifestano i primi segnali di un imminente declino.
Le difficoltà finanziarie, il calo della domanda, la pressione della concorrenza, l’aumento dei costi, la brevità dei cicli tecnologici e di prodotto, la burocratizzazione interna, la riduzione del profitto, sono solo alcuni dei principali segnali che introducono la fase del declino.
Naturalmente, oltre ai segnali che provengono dall’interno, ci possono anche essere cause esterne che fungono da campanello d’allarme.
Sono ad esempio le variazioni dell’ambiente economico-politico-sociale legati ai rischi di uno specifico settore o di Paese, la globalizzazione, le situazioni congiunturali, la politica monetaria, e così via.
Qualora si presentassero contemporaneamente o venissero riconosciuti in ritardo, gli effetti di questi segnali potrebbero portare l’impresa in una situazione di difficoltà.
Quindi, saperli riconoscere significa capire qual è il momento giusto per attivare le azioni che possono scongiurarlo.
Questo momento, tecnicamente chiamato cambiamento permette ai fondatori più attenti di eseguire un’inversione di rotta, di mettere in atto azioni che permettono all’impresa di rigenerarsi per riportarla ad una precedente fase del ciclo di vita.
È un’azione circolare che non può e non deve fermarsi se l’impresa vuole rimanere in vita senza ricorrere allo strumento del rifinanziamento per consentire il suo riposizionamento.
In cosa consiste il cambiamento e, soprattutto, come si attua
Il cambiamento può essere visto come l’esigenza dell’impresa a rinnovarsi per evitare il declino.
Viene attuato attraverso due leve:
- quella dello sviluppo organizzativo
- quella dello sviluppo del business.
Naturalmente la prima prevale sulla seconda perché:
- non è possibile sostenere lo sviluppo del business con un’organizzazione poco efficace ed efficiente,
- non si ha la consapevolezza del fatto che ¾ delle cause che generano resistenze allo sviluppo dell’impresa riguardano aspetti di natura strettamente interna, cioè di gestione aziendale.
Gli interventi che riguardano l’area dello sviluppo organizzativo sono finalizzati a rendere l’azione aziendale più efficace ed efficiente e ciò serve a recuperare la fiducia dei consumatori e la propria competitività e, quindi, a consolidare e proteggere nel tempo il business aziendale, attuale e futuro.
Si attua mediante la revisione dei meccanismi operativi che muovono l’intero sistema impresa:
- La pianificazione e il controllo di gestione.
- Il coordinamento delle risorse.
- Il sistema informativo.
Si tratta di individuare le migliori metodologie, i migliori approcci e gli strumenti più adeguati a sostenere nel tempo la variabile della complessità strutturale dell’impresa in relazione all’evoluzione dell’ambiente esterno.
Gli interventi che riguardano l’area dello sviluppo del business, invece, hanno l’obiettivo di ricercare nuove opportunità di business, di migliorare le performance del fatturato, di acquisire nuove quote di mercato e di ridurre il rischio degli investimenti aziendali.
Si attua mediante:
- Lo sviluppo di nuovi prodotti o servizi.
- L’ingresso su nuovi mercati.
- La diversificazione.
Quali sono i vincoli del cambiamento
Il cambiamento può attuarsi solo in presenza di alcuni presupposti, tra loro interdipendenti:
- La disponibilità dei vertici aziendali e dei collaboratori ad accettare e attuare le novità. Modificare l’atteggiamento verso il nuovo costituisce un fattore decisivo per lo sviluppo dell’impresa. Il cambiamento non va perseguito solamente nei momenti di difficoltà, ma dev’essere visto come uno strumento da impiegare costantemente sia per prevenire le criticità ma soprattutto per creare nuove opportunità.
- L’apertura dei vertici aziendali verso nuovi modelli e stili di governance. Essere maggiormente delegativi motiva i collaboratori a dare più sostegno all’impresa e a condividere il carico della crescita aziendale.
- La coesione interna della proprietà aziendale. È il pilastro portante dell’impresa. Si manifesta in una comunicazione aperta e con la trasmissione di fiducia verso tutti i collaboratori favorendo così lo sviluppo aziendale.
- Lo sviluppo mirato del personale. Il miglioramento della comunicazione, della collaborazione e delle competenze personali, contribuisce a sviluppare l’impresa dall’interno.
- L’implementazione di un sistema informativo efficace ed efficiente. Tra le diverse risorse aziendali, l’informazione è sicuramente quella più importante. Dalla qualità dell’informazione e dal suo corretto trattamento dipendono le decisioni aziendali e tutte le attività operative.
- La presenza di un’accurata e puntuale pianificazione strategica. Conoscere i propri obiettivi aiuta ad affrontare la crescita e lo sviluppo e aiuta a conoscere e gestire i rischi di percorso.
- La strategia di marketing chiara. Elaborare una strategia marketing chiara, coerente e condivisa rappresenta un fattore di successo per lo sviluppo aziendale e funge da base per la sopravvivenza dell’impresa.
Se ci sono tutti questi ingredienti è possibile attuare il cambiamento.
Chi guida il cambiamento
Attuare il cambiamento non è cosa di poco conto.
Sottoporre ad esame critico tutte le variabili che contribuiscono allo sviluppo aziendale richiede massima oggettività e competenza e molto spesso l’esperienza e le capacità dell’imprenditore, da sole, non sempre sono sufficienti per affrontare questo momento.
I consulenti d’impresa possono fare molto per sostenere il cambiamento e a ricercare le migliori soluzioni per evitare l’ipotesi del declino.
In particolare:
- Il consulente di sviluppo organizzativo è quello più esperto in materia di meccanismi operativi e si interessa del loro sviluppo nell’impresa. In particolare definisce:
- l’organigramma e il funzionigramma aziendale più coerente con la struttura aziendale,
- il modello organizzativo più efficace ed efficiente dal punto di vista del suo funzionamento,
- i processi e le procedure operative,
- il portafoglio informativo necessario alle attività decisionali e operative,
- le modalità di trattamento delle informazioni,
- i requisiti funzionali e non funzionali del sistema informatico a supporto delle attività decisionali e operative dell’impresa.
- Il consulente di informatica aziendale, invece, è quello più esperto in materia di infrastrutture tecnologiche hardware e software. In particolare:
- aiuta l’impresa nella selezione e nella scelta dell’applicazione software nel rispetto dei requisiti di processo, procedurali, funzionali e non funzionali indicati dal collega consulente di sviluppo organizzativo,
- supporta il fornitore IT nell’implementazione dell’applicazione software e ne verifica il rispetto dei requisiti richiesti,
- supporta il personale dell’impresa nelle attività di startup del sistema,
- aiuta l’impresa nella scelta della infrastruttura hardware più adeguata, in termini di sicurezza e di continuità di servizio.
- Il consulente di marketing strategico e operativo è quello più esperto di sviluppo del business. In particolare:
- aiuta l’impresa nella definizione degli obiettivi di medio e lungo termine,
- aiuta l’impresa nel ricercare gli strumenti più adeguati per migliorare il suo posizionamento,
- aiuta l’impresa nel migliorare le relazioni con il mercato,
- aiuta l’impresa a curare la sua immagine nel mercato,
- aiuta l’impresa nell’attuazione delle strategie di marketing.
Naturalmente ci sono consulenti con altre competenze che all’occorrenza contribuiscono alla gestione e allo sviluppo dell’impresa.
Tra questi:
- il consulente esperto di tematiche fiscali e tributarie,
- il consulente esperto di finanza e di strumenti finanziari,
- il consulente esperto di servizi giuridici,
- il consulente esperto della produzione,
- il consulente esperto della logistica,
- e così via.
Conclusioni
Il modello dello sviluppo aziendale può essere applicato sia per osservare i fenomeni che riguardano lo sviluppo dell’impresa lungo il suo percorso di crescita dimensionale, come anche per osservare quelli che, più in generale, incidono sul suo ciclo di vita indipendentemente dalla sua dimensione.
Contrariamente a ciò che avviene nelle imprese di medie e grandi dimensioni progettate per essere tali sin dal momento della loro fondazione, dove le variabili che influenzano lo sviluppo aziendale sono costantemente monitorate da figure professionali interne o esterne all’organizzazione con specifiche competenze in materia organizzativa, nelle piccole imprese che per dimensioni resteranno sempre tali o che nel tempo si evolveranno verso l’alto, non vi è ancora sufficiente sensibilità verso queste tematiche.
Generalmente ciò è determinato da un livello di cultura aziendale non sufficientemente adeguato che favorisce una certa resistenza dell’impresa a ricercare la collaborazione di consulenti esperti nelle diverse aree aziendali.
Molto spesso le piccole imprese non conoscono il proprio potenziale di sviluppo, non sanno come utilizzarlo e, piuttosto che imparare a riconoscerlo e a gestirlo, inconsapevolmente affidano la propria sopravvivenza negli artigli del mercato.
Si accorgono di avere un problema solo quando la criticità si è già manifestata e il ricorso al consulente potrebbe risultare vano o nella migliore delle ipotesi gli interventi per superarla potrebbero richiedere un maggiore sostegno finanziario.
Quindi, vale sempre la citazione che recita: prevenire è meglio che curare.
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